Come già visto in questo articolo, l’avvento delle tecnologie digitali ha aiutato molto la scuola, i rappresentanti di classe, gli insegnanti e gli studenti di tutto il mondo a migliorare il loro operato.

Oltre alle piattaforme streaming per seguire le lezione on line, anche il mondo delle applicazioni per smartphone, pc e tablet è riuscito ad immettersi nei circuiti scolastici. Ciò ha permesso una migliore resa ed uno svolgimento più agile delle lezioni. Dalle infinite possibilità che le App offrono per prendere appunti (Evernote, Instapaper, Google e Microsoft Docs, Simple Note) e facilitare lo studio (Google Keep, Outliner for Ipad, MyHomework), gli studenti sono sicuramente quelli che, scolasticamente parlando, hanno ottenuto i maggiori benefici dal digitale.

L’importanza della tecnologia nella socializzazione

Ma la produttività e l’organizzazione è solo una piccola parte, della vita scolastica di uno studente. La maggiore attività, che gli stessi fanno è, infatti, quella di socializzare tra loro. Dai minuti di chiacchiera durante le lezioni, passando per i giochi ed i saluti della ricreazione, fino alla maggior parte del tempo extrascolastico passato insieme, tutto è socializzazione. Gli studenti della generazione Z non sempre sono supportati dalla tecnologiain fatto di socializzazione, così come invece quest’ultima li supporta, nelle operazioni legate alla produttività scolastica.

Ed è proprio lì, in quella sottile linea, che divide la scuola in quanto luogo di formazione, dalla scuola in quanto luogo di aggregazione sociale, che la tecnologia, fino a poco tempo fa, non aveva modo di attecchire tra gli studenti. Questo, almeno, non in modo utile come nel caso della formazione e dell’organizzazione. Da una parte, infatti, abbiamo le App ed i servizi sopra elencati, mentre dall’altra abbiamo i classici social network e sistemi di messaggistica, a gestire quella parte educativa e sociale, che sta in mezzo a questi due mondi. Non era intervenuto quasi nessun servizio dal mondo digitale, almeno fino ad ora.

Mob-Out: l’App che aiuta i ragazzi

L’App nasce dall’idea di un ragazzo italiano di 19 anni, Boris Zamparano, studente d’Informatica dell’Istituto tecnico industriale “Bosco Lucarelli”, di Benevento. “Mob-Out” è l’App che aiuta i ragazzi di tutte le scuole, a segnalare atti di bullismo. Quest’App può essere considerata uno dei primi step, per colmare quella zona digitale grigia, che separa la produttività scolastica dalla socialità degli studenti.

«Troppi atti di bullismo nelle scuole. Così ho deciso di sviluppare un’applicazione, che consenta sia alle vittime, sia a chi assiste a episodi di questo tipo, di segnalare i bulli. Ciò è possibile farlo anche in forma anonima. Io, ad esempio, mi sarei sentito a disagio a segnalare un episodio di bullismo, a metterci la faccia, forse per paura di ritorsioni. Per questo motivo, serviva qualcosa che tutelasse noi studenti». Queste sono le parole che Boris ha rilasciato in un’intervista ad Open.online

L’App, ancora in fase di testing da parte del suo creatore, funziona in modo molto semplice e si può installare su tutti gli smartphone, sia su Android che su iOS. Stando a quanto riportato da Boris, l’app verrà rilasciata alle scuole, che potranno ricevere le segnalazioni, anche anonime, dai propri studenti. Le segnalazioni potranno poi essere consultate dal pannello di gestione, esclusivamente dal referente d’istituto per il bullismo. Per chi segnalerà gli episodi, basterà spiegare bene l’accaduto, senza la necessità di inserire obbligatoriamente il proprio nome e cognome.

Mob-Out sarà davvero utile per i ragazzi?

Se il servizio sarà davvero utile, potrà dircelo solo il tempo. Se così fosse, l’idea di Boris potrebbe diventare un punto d’ingresso per tutto un insieme di app, che potranno aiutare gli studenti di tutto il mondo, a migliorare la loro permanenza dentro e fuori gli istituti scolastici. Si potrebbe pensare, ad esempio, a molte altre App simili a Mob-Out, per segnalare molti altri problemi legati al mondo adolescenziale. Basta prendere in considerazione i casi, ad esempio, di bulimia ed altri problemi legati al disturbo alimentare, di cui spesso gli studenti si fanno carico, senza però parlarne con nessuno. Segnalare uno studente con questi problemi, in forma anonima, potrebbe aiutare molti ragazzi ad uscire da una situazione di disagio, da cui spesso è difficile uscire.