Un dubbio che attanaglia genitori ed insegnati di tutta Italia, dopo la dichiarazione della ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, in cui diceva che l’anno scolastico non si sarebbe concluso in presenza e che il rientro a scuola sarebbe avvenuto a settembre, riguarda appunto le modalità e le tempistiche con cui le scuole italiane riprenderanno la regolarità accademica.

La scelta della ministra, criticata da molti, fu presa per le ovvie ragioni di sicurezza legate al virus Covid – 19, di cui abbiamo già parlato in questo articolo. Le critiche avanzarono prevalentemente perchè molti altri paesi europei presero decisioni diametralmente opposte, giuste o sbagliate che fossero.

Anche mantenendo le canoniche date di inizio scuola, la preoccupazione più diffusa ai molti (come riportato da questo articolo del Post) si basa sul timore di un ritorno del virus a settembre – ottobre, che potrebbe compromettere nuovamente l’andamento dell’anno scolastico. «La scuola non è la prima cosa che deve chiudere soltanto perché, se c’è un focolaio o la situazione epidemiologica peggiora, è la soluzione più facile», afferma nell’intervista Grazia Guazzaloca, fondatrice del gruppo Facebook “Diritto alla Scuola“.

Le regole per la riapertura delle scuole

Stando alle linee guida della Ministra Azzolina, l’anno scolastico 2020/2021 ripartirà ufficialmente il 14 settembre 2020.

Nella bozza dell’ordinanza si parla anche di lavoro a turni per il personale ATA e per gli insegnanti: i turni potranno essere giornalieri o settimanali. In materia di DPI, sarà inoltre obbligatorio l’uso di mascherina per insegnanti ed alunni dai 6 anni in su.

A decidere invece sulla capienza delle aule, sugli spazi ricreativi dentro e fuori gli istituti, sulla dimensione della didattica a piccoli gruppi, gli orari di ingresso scaglionati e i moduli orari inferiori ai 60 minuti saranno invece i presidi delle singole scuole. E’ infatti il ‘Regolamento 8 marzo 1999, n. 275, recante Norme in materia di Autonomia delle istituzioni scolastiche, che conferisce alle istituzioni medesime la possibilità di costruire percorsi formativi funzionali alla realizzazione del diritto ad apprendere e alla crescita educativa di tutti gli alunni, attraverso la definizione di precisi ambiti di intervento organizzativo’.

per le scuole secondarie di II grado, sarà probabilmente validata una gestione delle lezioni opportunamente pianificata, con attività didattiche in presenza alternate a lezioni a distanza, dove le opportunità tecnologiche, l’età e le competenze degli studenti lo permettano.

Tutti questi elementi sono fondamentali per assicurare una corretta gestione della nuova didattica post covid,  basata principalmente sul mantenere una distanza di sicurezza consona ad impedire la proliferazione del virus tra alunni ed insegnanti. Oltre alle misure appena elencate, per permettere ciò sarà però in primis necessario un ampliamento degli spazi dedicati alle attività scolastiche: ampliare le aule e trovare spazi esterni all’edificio scolastico sarà il compito nel quale il governo dovrà intervenire in prima persona e nei tempi più celeri possibili.