La “seconda ondata” del Covid-19 ha investito ormai tutta l’Europa e quasi tutte le nazioni del Vecchio Continente stanno ricorrendo in questi giorni a nuove chiusure e a limitazioni più o meno severe delle libertà di movimento e di assembramento. 

Rispetto ai lockdown della prima ondata, quelli della scorsa primavera, però, c’è una differenza importante. Una differenza che riguarda da vicino milioni di genitori europei, italiani compresi. In quasi tutti i paesi più colpiti dal “ritorno” della pandemia, infatti, si è scelto questa volta di non chiudere le scuole e, seppure con formule diverse, l’attività scolastica continua anche nei luoghi in cui stanno entrando in vigore le regole più restrittive. 

Cominciamo dall’Italia

Qui, come sappiamo, le scuole restano aperte con lezioni in presenza.
L’ultimo DPCM (24 ottobre), lo stesso che ha imposto la chiusura totale di molte attività (palestre, piscine, ecc.) e il coprifuoco per tutti alle 23, nel caso delle scuole si è “limitato” a raccomandare la didattica a distanza per il 75% del tempo, peraltro circoscritta alle sole scuole secondarie superiori.

Non tutti sono stati contenti, naturalmente, e si è discusso molto  (e quando mai non succede nel nostro Paese?), tant’è che alcune regioni hanno comunque deciso di procedere per conto proprio (anche qui nulla di nuovo).
C’è chi, come la Lombardia e l’Abruzzo, ha scelto di salire al 100% di DAD nelle superiori (in pratica tutti a casa e solo i professori in aula, a far lezione davanti a una telecamera) e chi, come Campania e Puglia, ha invece stabilito di chiudere tutto, anche elementari e medie, facendo (tra l’altro) innervosire parecchio la titolare del dicastero dell’istruzione.
Solo l’Alto Adige è in controtendenza e difende strenuamente il diritto/dovere dei suoi giovani cittadini di andare in aula di persona (DAD al 50% e solo nelle superiori, tutti gli altri in presenza). 

E negli altri paesi? Come “funzionano” le scuole dai nostri vicini ai tempi del Covid? 

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La Francia

In Francia, dove durante il discorso a reti unificate con cui la scorsa settimana ha annunciato ai suoi concittadini un nuovo lockdown, il premier Emmanuell Macron si è detto “sorpreso e sopraffatto” dalla crescita esponenziale del virus, le scuole restano comunque aperte.
Gli studenti di elementari e medie continueranno a frequentare in presenza, (con l’obbligo di tenere la mascherina anche al banco) e così quelli delle superiori, seppure con una parte di didattica a distanza. Nonostante i quasi 35.000 nuovi casi di covid al giorno – che collocano la Francia al terzo posto dopo America e India – e la chiusura di tutte le attività non essenziali.

Solo l’Università passerà integralmente alla DA. Macron ha rassicurato i genitori francesi nelle prime frasi del suo discorso, inserendo la scuola tra le attività essenziali che servono a non far fermare l’economia del paese. 

Mini-lockdown in Germania

Anche in Germania dove la situazione contagi non è ancora altrattanto allarmante, la cancelliera  Angela Merkel ha ugualmente deciso un mini-lockdown a partire dal 2 novembre (per “evitare un’emergenza sanitaria nazionale”). 

Il tenore del lockdown tedesco è simile a quello del DPCM italiano, con chiusura di tutte le attività di ristorazione, cinema, teatri, palestre, ecc. Restano aperti però i negozi (senza variazioni d’orario) e naturalmente le attività essenziali. Tra queste sono comprese le scuole, per le quali è prevista la continuazione delle lezioni in presenza, anche alle superiori.
Del resto, proprio la Merkel, a fine agosto, aveva dichiarato, in una conferenza stampa, che “Scuole e asili sono la cosa più importante, i bambini non devono diventare le vere vittime dell’epidemia” e ha mantenuto la sua promessa.

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Foto di Max Fischer da Pexels

Gran Bretagna: scuole aperte, a macchia di leopardo

La Gran Bretagna è un altro paese sferzato dal Covid, fin dall’estate, (attualmente l’incremento giornaliero dei contagi è simile a quello italiano, ma il numero di malati è quasi doppio e quello dei decessi totali, superiore di oltre 7.000 unità). La Gran Bretagna, però, non intende interrompere o modificare la didattica. 

Boris Johnson ha optato, a differenza di altri leader europei, per un sistema “a tre livelli” (medio, alto, altissimo) che prevede lockdown  diversificati in ogni area, a seconda del numero di contagi ogni 100.000 persone.
Il terzo livello, quello più duro (pub sprangati, divieto di incontri anche a casa, coprifuoco, ecc.) chiude quasi tutto, ma lascia comunque aperte le scuole, in presenza (escluse le università). 

Il Regno Unito, però, in questo frangente sembra l’Italia, complice anche una certa litigiosità “storica” delle varie regioni e il fatto che il “three-tier system” lascia una larga autonomia alle autorità locali.
Risultato: Manchester che ha una situazione contagi disastrosa, si rifiuta di applicare il livello “Altissimo” di emergenza (e lockdown) a meno di non ricevere PRIMA fondi dal Governo. La Scozia invece ha adottato un sistema addirittura a 5 livelli (nel quale comunque, la scuola dovrebbe essere garantita, in presenza, anche nel quinto) e ha chiuso quasi tutto, mentre il Galles ha chiuso l’ingresso in regione…agli inglesi! 

In questo caos, anche le regole sulla scuola mutano da zona a zona, a volte addirittura da un CAP all’altro e i poveri sudditi di Sua Maestà confessano essi stessi di non capirci nulla. A tal punto che qualche studente (Universitario) rischia anche la salute.
Secondo il Guardian, sembra che i lockdown e i periodi di quarantena aumentino i rischi connessi alla salute mentale degli universitari che si trovano improvvisamente in una zona “di livello tre” e sono costretti a  restare chiusi e isolati nei campus, patendo così lunghi periodi di solitudine e di depressione.

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Foto di August de Richelieu da Pexels

La Repubblica Ceca

Chissà se ne hanno tenuto conto nella Repubblica Ceca, quando hanno deciso di chiudere le scuole per tutti gli studenti a partire dal 27 ottobre? Elementari, medie e superiori, che finora adottavano un sistema misto di lezioni in presenza e DAD, hanno chiuso le porte. Approfittando anche del fatto che la data coincide con una festività locale e con l’inizio delle vacanze brevi d’autunno. Poi si vedrà.
(QUI un comunicato con le varie norme, sul sito istituzionale più caotico che abbiamo mai visto!).

La Grecia

Chiudiamo questa nostra prima carrellata sulle scuole europee tornando di nuovo sul Mediterraneo, in Grecia dove il primo ministro Kyriakos Mitsotakis ha annunciato ieri un lockdown a Tessalonica e in altre due aree del paese, assicurando però che le scuole sarebbero restate aperte.
Una curiosità: il paese ellenico ha adottato un sistema a QUATTRO livelli, per decidere cosa chiudere e quando! Poi si parla di “coordinamento europeo” contro il covid…

Conclusioni

Sistemi di calcolo a parte, però, appare evidente che tutti i paesi hanno imparato una lezione dalla “prima ondata” della scorsa primavera: Anche se comporta qualche rischio, è importante continuare a garantire la possibilità ai nostri figli, di frequentare la scuola in presenza. Non solo per la loro (e a volte anche per la nostra) “salute mentale” e la loro preparazione culturale, ma anche perché l’istruzione è una attività essenziale per uno stato e una comunità, al pari delle industrie, del sistema sanitario, delle catene di distribuzione, ecc. E come tale va tutelata, anche in tempi di lockdown. A tre, a quattro o a cinque livelli che sia!

 

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