La didattica a distanza è diventata ormai la normalità, per i ragazzi. Ma quanti danni può causare? In questo articolo vi illustreremo le principali complicazioni, date dalla didattica a distanza.
Un eccesso di utilizzo dei dispositivi tecnologici
Una delle conseguenze più evidenti, della didattica a distanza, è proprio l’uso smisurato che i giovani stanno facendo dei dispositivi elettronici. È vero, la scuola ha sempre cercato di utilizzare, negli ultimi anni, le tecnologie per implementare le lezioni frontali in aula e coinvolgere i ragazzi, ma, a partire dallo scorso anno, lo schermo dei computer, dei telefoni e dei tablet è diventato l’unico mezzo per fare scuola.
È un grave problema che rischia di avere conseguenze sul benessere psicofisico degli studenti. La mancanza di una relazione dal vivo con gli insegnanti e i compagni di scuola, di un dialogo diretto e non mediato da alcun dispositivo e di una differenza tra il tempo dedicato alla scuola e ai compiti – passato davanti a uno schermo – e il tempo libero – passato, anche questo, davanti a uno schermo – sono tutte problematiche, che rischiano di far perdere nei ragazzi la giusta motivazione all’apprendimento di nuove cose. Il problema è che l’assenza di un contatto con il mondo esterno, fa sfuggire nuovi stimoli e opportunità nei giovani. Si perdono, in poche parole, tutte quelle soft skills di tipo cognitivo e relazionale, che sono fondamentali per la crescita.
La mancanza dei sussidi per garantire la DAD a tutti
E poi c’è l’altra faccia della medaglia. Mentre da un lato ci sono le famiglie che hanno a disposizione una quantità sufficiente di dispositivi elettronici, per permettere ai ragazzi e ai bambini di fare lezione, dall’altro ci sono anche famiglie che, oggi, dopo un anno intermittente di didattica a distanza, non hanno ancora ricevuto i sussidi necessari, per permettere ai loro figli di studiare. Probabilmente, questi sussidi non arriveranno mai per tutti e questo problema determinerà, per forza di cose, una regressione nello sviluppo dei giovani, alcuni dei quali si ritroveranno, una volta terminata l’emergenza sanitaria, più indietro di altri non solo nello studio ma anche nelle loro capacità relazionali.
Alcune ricerche sui disagi dati dalla didattica a distanza
Sono state condotte, a questo proposito, alcune ricerche interessanti: ne ha parlato Wired in un articolo (è un articolo estremamente recente, risale infatti al febbraio 2021). Uno studio condotto da Unicef e Università Cattolica ha analizzato quali sono stati i principali cambiamenti dati dall’accesso alle tecnologie di bambini e ragazzi e ha parlato del problema delle disuguaglianze sociali, causate dalla pandemia: lo potete consultare e scaricare qui. Lo studio rileva che, durante il primo lockdown nel 2020, almeno tre milioni di studenti in Italia non sono stati coinvolti nella didattica a distanza a causa di una mancanza di connessione a una rete Internet o di dispositivi adeguati.
Danni da regressione psico-evolutiva
È questo uno dei punti più dolenti della didattica a distanza. Frustrazione, noia, rabbia e comportamenti aggressivi nei ragazzi e nei bambini in questo periodo, potrebbero essere un segno di grave malessere dato proprio dall’obbligo a rimanere chiusi in casa per settimane facendo sempre le stesse cose e vedendo sempre le stesse persone – ovvero, soltanto i componenti del proprio nucleo famigliare.
La sensazione di impotenza provata dagli adulti, consapevoli di non poter fare nulla per migliorare la qualità della loro vita e di quella dei loro figli, è presente anche nei giovani, che sentono l’angoscia di un futuro tanto imminente, quanto nebuloso, e che si vedono precluse tante possibilità – non solo nel futuro, ma anche nel presente: la possibilità di farsi nuovi amici, per esempio, o di uscire per giocare al parco.
Impoverimento dell’uso delle proprie risorse cognitive
Questi segnali di malessere possono, talvolta, portare a indolenza e refrattarietà rispetto ai compiti e alla responsabilità della vita. Invece di progredire, i bambini e, anche, i ragazzi più grandi, tendono a regredire, assumendo comportamenti più comuni in età precedenti: ne parla un articolo su Orizzontescuola.it.
Inoltre, venendo a mancare una varietà di esempi di comportamento (i giovani, infatti, sono costretti a rimanere con i loro genitori tutti i giorni, senza potersi mai confrontare con i loro coetanei né con gli insegnanti né con qualsiasi altro adulto), viene meno anche la possibilità per bambini e ragazzi di utilizzare le proprie risorse cognitive in maniera concreta.
Il processo di imitazione di rispecchiamento reciproco va a perdere in varietà, siccome gli unici modelli concreti a disposizione dei bambini e dei ragazzi sono i genitori.
Come risolvere la situazione?
Ci sono soluzioni? La risposta non è facile. È bene offrire ai bambini e ai ragazzi tutto il sostegno, pratico e psicologico, di cui hanno bisogno; è bene cercare di stimolarli di continuo e di non lasciarli mai soli in questo momento del loro percorso di vita. La didattica a distanza ha anche cose buone, cercate di trovare sempre il lato positivo in ogni situazione.
Qui potete trovare alcuni consigli di uno psicologo, utili sia per i genitori che per gli insegnanti.
Foto copertina creata da cookie_studio – it.freepik.com
[…] In massima parte la Dad non ha funzionato per mancanza di mezzi tecnologici adeguati, per una problematica sociale legata anche alla mancanza di relazioni sociali con studenti della propria età e molto altro.Oltre il 35% del campione ha dichiarato che la preparazione scolastica è peggiorata e uno studente su quattro deve recuperare almeno una materia. Non solo. Il 38% degli studenti ha dichiarato che la DAD è stata (e lo è ancora) un’esperienza negativa.Le difficoltà sono anche banali: la mancanza di una buona connessione e l’estrema fatica nel concentrarsi a seguire le lezioni online. In buona sostanza il covid 19 ha cambiato la scuola nel momento sbagliato ed il Paese non è riuscito ad offrire il supporto adeguato a tutti i suoi studenti. (avevamo già parlato dei problemi legati alla Dad in questo articolo) […]