Cambiano i tempi, cambiano la scuola e gli studenti e, allo stesso modo, cambia la figura del maestro ai tempi dei social e della tecnologia. Quale bambino preferisce una spiegazione sulle moltiplicazioni in colonna, rispetto a un video divertente su TikTok? Forse anche per questo è così difficile essere un maestro ai tempi dei social.
Ma non è solo una questione di concorrenza di contenuti. Certo, sono immersivi e offrono immagini estremamente stimolanti, però i social hanno portato un elemento di ulteriore distacco dalla figura del maestro: la disseminazione dell’autorità.
Mentre prima dei social network, non era così reperibile del materiale didattico online, oggi un maestro può trovarsi di fronte a una classe, che ha sentito almeno due spiegazioni diverse dalla propria, semplicemente cercandole sui social e trovandole a cura d’altri.
Anche se, pedagogicamente, la disseminazione dell’autorità può essere positiva, ad esempio quando abbiamo la condivisione educativa tra le autorità degli adulti di una famiglia, il caso dei social è diverso.
Con i social, il maestro è solo una delle tante voci, in un contesto in cui tutti hanno identica libertà di parola.
Inoltre, sui media online la libertà di parola è direttamente proporzionale alla popolarità: più un profilo è visibile, più potrebbe stimolare nel bambino il consenso. Siamo di fronte a un cambio dei parametri, in base ai quali viene misurata l’autorevolezza, ed è logico che i maestri siano i primi a farne le spese.
Le sfide educative da affrontare, in futuro, per i maestri, sono principalmente due.
1 – La prima è la lingua.
La scuola ha insegnato agli italiani a parlare, sin dalla fine dell’Ottocento, lottando contro dialetti e varianti non standard. Ma oggi, per un maestro è obiettivamente molto difficile rimanere aggiornato su tutti i trend social, cioè le nuove varianti linguistiche.
Spesso, la mediazione tra lo slang infinitamente cangiante dei social e l’italiano standard è molto difficile e i maestri potrebbero sentirsi soli, di fronte a una sfida grandissima ed epocale.
2 – La seconda criticità, a cui i maestri devono far fronte, è decidere se e come insegnare ai bambini a gestire la propria immagine online.
Se optano per insegnarla, parliamo di una vera e propria competenza pedagogica: sui social non si può dire tutto, non si può mostrare tutto, e bisogna conoscere i confini della condivisione di file e informazioni personali.
Un maestro ha in fondo anche l’obiettivo di rendere i bambini degli individui integrati e felici rispetto alla società che li circonda, e questo rende importantissimo capire – ad esempio – quando si risulta “maleducati” sui social.
Esistono degli studi pedagogici a riguardo ed esistono diverse versioni di Netiquette. Forse è da qui, che un maestro può partire, per potenziare l’autorevolezza della propria figura, anche nei difficilissimi tempi dei social.
Oggi, se i ragazzi hanno dei dubbi sui compiti da svolgere a casa, cercano aggiornamenti sulla lezione del giorno o si sono persi alcune informazioni che potrebbero tonargli utili, possono facilmente reperirle tramite i social network, per esempio aderendo al gruppo della loro classe, dove spesso si trovano anche i genitori.
Anche dalla pagina social dedicata al proprio istituto, gli studenti possono trarre informazioni utili, per esempio informazioni su iniziative e offerte formative della scuola.
Inoltre, i social sono ottimi non solo per divertirsi, ma anche per imparare. Esistono, infatti, un sacco di App e canali con finalità didattiche, adatti per bambini e adolescenti.
I contenuti offerti da queste App/social/siti web permettono ai ragazzi di:
Da utilizzare, ovviamente, in sicurezza e con parsimonia.
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