Un nuovo modo di fare scuola si è ormai fatto strada, da qualche anno: le scuole si aprono all’esterno, grazie alla modalità didattica dell’Alternanza scuola-lavoro. Vediamo cos’è e quali benefici comporta.
L’Alternanza scuola-lavoro è una modalità didattica di apprendimento dinamico del Ministero dell’Istruzione; è stata introdotta all’inizio degli anni 2000 ed è stata resa obbligatoria dalla legge 207 del 2015 (La Buona Scuola). L’Alternanza scuola-lavoro aiuta a consolidare le conoscenze acquisite su banchi di scuola e a casa e a testare le diverse abilità, in un ambiente lavorativo nuovo. Gli studenti e le studentesse possono mettere alla prova le loro abilità, arricchire ulteriormente la loro formazione e possono, infine, riuscire a orientare il loro percorso di studio, verso la strada più giusta per loro e più conforme ai loro interessi.
Con la Legge di Bilancio 2019 (Art.57, comma 18) all’Alternanza Scuola Lavoro è stata attribuita la denominazione Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento (PCTO).
L’Alternanza scuola-lavoro è obbligatoria per tutte le studentesse e gli studenti, degli ultimi tre anni, delle scuole secondarie di secondo grado. L’obbligatorietà di questa nuova modalità ha portato a un radicale cambiamento culturale. Il processo è coniato sui modelli europei e coniuga le specificità del tessuto produttivo (e, quindi, le offerte e le necessità di enti e aziende – pubbliche o private – presenti sul territorio italiano) con il contesto socio-culturale italiano.
Generalmente, un tutor didattico (ruolo ricoperto da un docente scolastico) offre assistenza agli studenti e verifica il corretto svolgimento del percorso in Alternanza scuola-lavoro (o PTCO), come descritto dal Miur. Insieme al tutor didattico c’è un tutor aziendale, che favorisce l’inserimento dello studente in azienda e collabora con la scuola, per permettere una continua verifica delle attività dei giovani. In questo modo, l’ente (o l’azienda) privato o pubblico e la scuola funzionano come se fossero due vasi comunicanti tra loro e si garantisce una continuità, tra l’attività di formazione compiuta a scuola a quella svolta in azienda.
Quando e dove svolgerla? I progetti di Alternanza scuola-lavoro possono essere svolti sia durante l’anno scolastico, nell’orario di lezioni o nel pomeriggio, sia nei periodi di vacanza. Le scuole sono incoraggiate a inserire nel calcolo delle ore dedicate all’Alternanza scuola-lavoro, anche le eventuali esperienze lavorative svolte dallo studente all’estero. Per essere considerata valida, devono essere frequentati almeno i tre quarti delle ore totali, previste dall’accordo fra scuola e struttura ospitante. Le ore totali di Alternanza scuola-lavoro in tre anni sono 400 per gli istituti tecnici e professionali e 200 per i licei.
I progetti di alternanza possono essere svolti presso imprese, aziende, associazioni sportive e di volontariato, enti culturali, ordini professionali e istituzioni. Per vedere la lista completa degli enti e aziende vicine a te, dove poter svolgere l’alternanza scuola-lavoro, si può consultare il Registro nazionale delle imprese.
Ci sono alcuni obiettivi ben definiti, legati alla scelta dell’obbligatorietà dell’Alternanza scuola-lavoro (o PTCO):
Al termine del percorso gli studenti hanno diritto a veder riconosciute anche le competenze trasversali, apprese nel tempo, e a prendere visione delle relazioni, che la struttura ospitante ha predisposto su di loro.
Esiste una Carta dei diritti e dei doveri dello studente in Alternanza, composta da sette articoli dettagliati, che raccolgono tutto quello cui lo studente ha diritto (dal tipo di formazione, alla presenza di un tutor, a un corso di formazione sulla sicurezza sul lavoro) e le norme comportamentali da rispettare in azienda, per non incorrere in provvedimenti disciplinari. Al suo interno, si leggono i fini ultimi di questa nuova modalità di apprendimento dinamico:
«Il presente regolamento definisce la Carta dei diritti e dei doveri degli studenti in alternanza scuola-lavoro (d’ora in avanti denominata alternanza), allo scopo di dare ai medesimi studenti l’opportunità di conoscere ambiti professionali, contesti lavorativi e della ricerca, utili a conseguire e integrare le competenze curriculari, al fine di motivarli e orientarli a scelte consapevoli, nella prospettiva della prosecuzione degli studi o dell’ingresso nel mondo del lavoro.»
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