L’apparato didattico e amministrativo italiano è pronto a traghettare le nuove generazioni di studenti nativi digitali, nel futuro? Oggi, le competenze digitali non sono, purtroppo, un punto di forza della scuola italiana. Ecco i nodi da affrontare e le soluzioni possibili.
Le parentesi di approfondimento, aperte dalla didattica a distanza, sono molte e sono anche molto stimolanti, per docenti e pedagogisti. Il digitale si è legato, quindi, alla condizione di emergenza, evidenziando tutti i ritardi strutturali non solo della scuola, ma del Paese nel suo complesso.
Tra le sfide messe in campo, una delle più calde, per gli insegnanti nostrani, è stata l’adeguamento dei consolidati meccanismi “in presenza”, alla distanza imposta, alle tempistiche di apprendimento diverse, e, a volte, incomprensibili.
Ad esempio: perché due ore di webcam non sono come due ore in presenza? La risposta a questa domanda, per molti docenti, è stata semplicemente posticipata: prima, c’è stata l’urgenza di acquisire in fretta e furia delle competenze digitali, lottando per una nuova normalità.
Che le competenze digitali dei docenti e degli alunni non dipendano esclusivamente dall’uso di Google Classroom, siamo tutti d’accordo.
Si deve partire dalla produttività, dall’efficienza e dall’efficacia. Così dice il Centro di ricerca congiunto della Commissione europea, che ha prodotto nel 2017 il DigComp 2.1, uno studio che traccia i parametri della competenza digitale.
Una schematizzazione molto efficace di questo studio l’abbiamo nella piramide a 5 livelli, elaborata da Forte Labs: questa “piramide della produttività digitale” schematizza l’apprendimento della competenza digitale, disponendolo alla base le competenze più immediate e al vertice i compiti più difficili, come la gestione di progetti vera e propria.
Vediamola più da vicino.
Partendo dalla base, i livelli sono:
Si può facilmente fare un discorso simile, sull’apprendimento delle competenze digitali di alunni e docenti. C’è da tenere conto, ovviamente, che il processo di apprendimento non è mai lineare, anzi, spesso le competenze della “cima” possono apparire episodicamente insieme a costanti lacune più “in basso”.
La piramide può essere un punto di partenza, ancora tutto da sviluppare per la scuola italiana, che ogni educatore può adattare alle proprie esigenze. La scuola, infatti, deve essere lo strumento principale, per accelerare questo processo, attraverso la formazione dei giovani, fondendo gli ambienti fisici con i vari ambienti digitali. L’importante è seguire una procedura precisa, che tenga in considerazione il valore della produttività.
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